26/06/2016 – Roberto Tenga, beneventano, classe 1990, pilone destro, fresco di scudetto con la maglia di Rovigo, appena rientrato dalla prima esperienza con la Nazionale Emergenti e alla vigilia di una nuovissima avventura con le Fiamme Oro, era stato proiettato nell’olimpo del campionato di Eccellenza dopo un’intensa stagione a Recco, dove ha giocato in quello che forse è stato il miglior pacchetto di mischia biancoceleste degli ultimi anni.
Anche se ha passato in Riviera un solo anno, “Robby” è rimasto molto legato alla realtà recchelina e agli ex compagni di squadra e l’affetto è certamente ricambiato: lui durante l’ultima stagione ha trovato il tempo per seguire da lontano e anche un paio di volte dalla tribuna il difficile ma positivo campionato biancoceleste e gli Squali non hanno mancato di andarlo a trovare più volte a Rovigo per fare il tifo per lui al Battaglini.
Da una finale persa in serie A alla vittoria dello scudetto in Eccellenza nel giro di 12 mesi: quale è stato l’aspetto, tecnico, atletico o personale, su cui hai dovuto lavorare di più per colmare una differenza così grande in così poco tempo?
Più che altro ho dovuto lavorare sull’aspetto mentale. Venire da una serie inferiore, devo ammetterlo, non è stato per niente facile e dovevo dimostrare alla squadra, ma soprattutto a me stesso, che ero all’altezza della situazione.
Quanto ha influito la tua stagione a Recco, con il grande lavoro fatto in quel pacchetto di mischia, sulla tua maturazione tecnica, che tutti hanno potuto vedere quest’anno a Rovigo?
Senza dubbio Recco è stata un’ottima palestra che mi ha dato le basi grazie alle quali sono riuscito a raggiungere gli ottimi risultati di Rovigo: negli Squali mi hanno dato l’opportunità di giocare e di riscoprirmi in un nuovo ruolo, il pilone destro. Tutto questo lo devo a loro e li voglio ringraziare, in particolare Diego Galli, per la dedizione dimostratami.
Quali sono i ricordi più forti che ti porti dietro dal tuo anno in biancoceleste?
Senza dubbio i migliori ricordi sono legati ai miei compagni di squadra: la dote che più contraddistingue la Pro Recco è lo spirito di gruppo, il gioco di squadra, che mi ha fortemente coinvolto fin dal primo giorno, sentendomi in una famiglia.
Uno che Roberto Tenga lo conosce particolarmente bene è Davide Noto, tallonatore della Pro Recco Rugby, pilastro e bandiera della squadra, che durante la stagione di Roberto a Recco l’ha prima valutato e soppesato, poi istruito sul lavoro del pack recchelino e poi accompagnato in una crescita tecmica e tattica che era stata evidentissima lungo quel campionato, oltre ad aver spinto parecchio in mischia accanto a lui!
Davide, cosa ti ricordi di Tenga quando è arrivato a Recco?
Ho dei ricordi piuttosto precisi dell’arrivo di Robby a Recco, con la prima considerazione “belin che fisico per essere un pilone!” e poi la seconda “ma lo conosco già?”. Poi ho scoperto di averci giocato contro a Benevento, quando lui giocava tallonatore, in una partita vinta dal Recco a tempo scaduto! Già ai tempi, benchè fosse giovanissimo, mi aveva impressionato.
Quando hai iniziato a pensare “questo ragazzo è forte!”?
Fin dai primi allenamenti si vedevano l’attitudine e la voglia di lavorare, ma il momento chiave è stato il momento in cui abbiamo pensato di farlo provare come pilone destro: una rivelazione!
Secondo te, in cosa l’anno in biancoceleste gli è servito di più, per riuscire a sfruttare poi al meglio le sue grandi capacità e ad essere proiettato così in alto in così poco tempo?
Di sicuro la decisione di provare a destra gli ha cambiato la carriera e sapere che c’è il nostro zampino biancoceleste è una soddisfazione enorme! E’ stato grazie alle nostre competenze in mischia chiusa e poi il resto l’ha fatto lui, con un working rate degno delle migliori terze linee.
Dici che può arrivare in Nazionale?
Per la Nazionale maggiore penso dovrà lavorare ancora un po’, perché il peso di un destro in nazionale maggiore è abbastanza importante, ma lui ha una tecnica ottima e la sua posizione è perfetta, quindi potrebbe mettere in difficoltà chiunque con un lavoro coordinato di tutta la mischia.
Robby, Noto ha detto che potresti arrivare in Nazionale: che ne dici?
Che ne dico? Che sarebbe un sogno, e spero che non si sbagli!
Davide ha aggiunto anche una nota personale: “il giorno in cui si è capito che era un grande è stato durante la sua prima e unica festa dell’8 settembre (ndr: la sentitissima festa patronale di Recco): dalla sua “partecipazione” ai festeggiamenti da 10 e lode abbiamo capito che si era già ambientato!”.
“Sinceramente, i ricordi di quella sera non sono molto chiari…! Ma so che mi sentivo già a casa, anche se ero arrivato da poco più di una settimana.”